È una questione che riguarda da vicino il corpo, la salute e la vita delle donne, e come tali sono loro ad avere il diritto di decidere e di parlare in merito.
L’episodio di Porta a Porta è l’ennesimo esempio di come la società patriarcale in cui viviamo continui a marginalizzare e silenziare le donne, negando loro il diritto all’autodeterminazione.
È inaccettabile che solo uomini, che non hanno mai vissuto in prima persona le difficoltà e le implicazioni di una gravidanza indesiderata, si arroghino il diritto di discutere e decidere sul futuro delle donne.
Le donne non sono uteri da controllare.
Sono persone con idee, esperienze e competenze che dovrebbero essere valutate e prese in considerazione quando si tratta di temi che le riguardano così da vicino.
L’esclusione delle donne da questo dibattito è un atto di violenza simbolica che le priva di voce e potere decisionale.
Una cultura maschilista che vuole relegare le donne al ruolo di oggetti passivi e incapaci di prendere decisioni su se stesse. Le donne hanno il diritto di essere libere e autonome, di decidere sul proprio corpo e sul proprio futuro senza paura e senza discriminazioni.
L’aborto è un diritto, non un crimine!
È una scelta personale e autonoma che deve essere libera da ogni condizionamento e stigma sociale.
Per non parlare della nostra premier con la sua mascolinità tossica.
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